Il recupero postdonazione
Dopo una perdita di sangue come la donazione vien messa in essere tutta una serie di provvedimenti fisiologici che già durante il prelievo avviano il soggetto al pieno recupero. Diciamo subito che ciò di cui l’organismo si accorge a seguito di una donazione è la perdita della parte liquida del sangue: infatti da un lato una conta di globuli bianchi e piastrine fatta dopo la donazione non mostra differenze sostanziali col… prima (per la messa in circolo di una congrua quota c.d. marginata); dall’altro, circa i globuli rossi, il decremento si è già detto essere francamente irrisorio (1 grammo sui 14-15 di emoglobina e 3 unità di ematocrito sui 40-45 di partenza, in media).
Donare sangue è utile anche al donatore
Parlare di utilità della donazione per lo stesso donatore, vi assicuro, non è una forzatura. Anzi, di un primo aspetto favorevole di essa si è già parlato ed è già nel Ns. bagaglio culturale, anche se la stessa tradizione popolare lo dava per scontato: si tratta dello stimolo che sulla produzione di sangue nuovo viene esercitato dal prelievo stesso. Tutte le macchine, lo sappiamo, vanno tenute in attività, in esercizio per garantirne un adeguato funzionamento. E’ così anche per il corpo umano: il sistema ematopoietico produce ogni giorno e per tutta la vita 200 miliardi di globuli rossi, 50 di globuli bianchi e 125 di piastrine (differenze che si spiegano da un lato con il numero dei singoli elementi circolanti e dall’altro con la durata della loro vita: 5-7 giorni per globuli bianchi e piastrine e ben 120 per i globuli rossi).
La "V.O.S.S."
La V.O.S.S. è l’associazione dei donatori “Volontari Ospedalieri Sangue di Salerno”.
E' quello, dei tre "attori dell'evento donazione/trasfusione" (istituzioni, tecnici e volontariato), sicuramente insostituibile. Infatti, circa le istituzioni, salvo che per un compito di legiferazione -ed anche quello poco puntuale-, non mi pare di aver visto mai un loro intervento concreto nella vicenda donazione sangue, almeno dalle nostre parti (invece in altro capitolo riporto l'esperienza dell'Emilia, che rendeva ragione dell'enorme efficacia della loro raccolta di sangue: negli anni '70 a Bologna, tenendo presenti il numero di abitanti e l'estensione delle rispettive provincie, si prelevava circa 90 volte quanto a Salerno.....!). Circa i tecnici (medici, infermieri e tecnici dei centri trasfusionali) ovviamente hanno competenze e responsabilità prettamente sanitarie (insomma si occupano dell'aspetto medico, clinico o di laboratorio, della raccolta di sangue) per cui la donazione come atto sanitario è di esclusiva spettanza del secondo "attore" della donazione, i tecnici appunto. C'è infine il volontariato: cioè i donatori (il "sine qua non", gli "operatori" fondamentali insomma della raccolta) e le Associazioni che li organizzano, i cui compiti ed impegni -ma anche limiti- è necessario conoscere meglio e su cui vogliamo informarvi per evitare confusione di ruoli che portano talora i donatori a richiedere da uno degli "attori" un impegno che è di fatto competenza di un altro. Lo verifichiamo quotidianamente dalle telefonate e dalle mail che riceviamo dai Ns. associati, spesso lamentele che non sempre tengono presenti appunto rispettive competenze e campo d'azione.
Le analisi sul donatore
Innanzitutto diciamo subito che forse faremmo meglio a parlare di analisi sul sangue donato. Abbiamo visto infatti che, già prima dell’accettazione, vengono praticati degli accertamenti (emocromo in particolare) che hanno lo scopo di assicurarci che la donazione non possa danneggiare il donatore. Dopo il prelievo ovviamente ci si garantisce che il sangue raccolto non possa nuocere al ricevente. Vengono quindi eseguite due serie di esami: una prima indispensabile, per legge, alla idoneizzazione stessa dell’unità ematica e che riguarda quelle malattie infettive - epatiti, lue ed AIDS in primo luogo- che possono essere trasmesse attraverso il sangue.
Donatore od opportunista
Ricordo che quando, oltre 40 anni fa, ho iniziato ad occuparmi di donazioni di sangue mi capitò sottomano un opuscolo di un medico trasfusionista olandese che, specialista anche in psichiatria, faceva un excursus sulle pulsioni positive e negative nei confronti della donazione. Molte cose da allora sono cambiate, ma anche nella Ns. Italia di oggi possiamo annoverare tra le seconde la paura dell’ago, quella delle infezioni, quella di sentirsi male, la perdita di tempo nei propri affari (anche se per il lavoratore dipendente è sempre previsto il giorno di riposo retribuito), inefficienze ed inadeguatezze (quali il disagio e la spesa per raggiungere il Centro Trasfusionale), la conoscenza - di solito pervenuta da fonti non controllabili - di gestioni non sempre irreprensibili ed in generale la sfiducia nelle persone e/o nelle istituzioni.