La trasfusione e il cittadino

     Proporre al neofita un excursus sul pianeta sangue è un compito sicuramente delicato. E ciò per almeno due aspetti negativi nel suo approccio psicologico col problema trasfusionale. Intanto, è naturale nell’idea dell’uomo della strada l’immagine “sangue uguale dolore”, e ciò nella più ampia accezione dei termini. Anche se questo aforisma è sicuramente inopportuno e da sostituire con quello più concreto ed efficace di “sangue uguale vita”, è innegabile che il primo contatto che normalmente si ha con l’evento trasfusionale è spiacevole.

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Il sangue, questo... conosciuto

     Conosciuto si, ma mai abbastanza. E ciò sotto due aspetti: da un lato quello dell’opportunità comunque di un ricordo anatomo-funzionale e dall’altro sotto l’aspetto sicurezza, in quanto forse mai, neanche nell’anno 3000, del sangue sapremo tanto da poterlo usare con troppa disinvoltura. Donde l’importanza - come vedremo (ma vogliamo sottolinearlo già da ora) - di preferire per le trasfusioni il sangue dei donatori periodici, di coloro cioè che donano con regolarità e che, proprio perché continuamente controllati, offrono un sangue che è statisticamente verificato essere almeno 20 volte pù sicuro.

     Con la massima chiarezza di cui siamo capaci, per poterci rivolgere alla più ampia fascia di lettori possibile (sforzo questo che ci accompagnerà in tutto il Ns. viaggio in queste pagine, magari anche sacrificando un po’ di puntualità scientifica) daremo dunque innanzitutto qualche cenno di fisiologia - la scienza delle funzioni del Ns. organismo -, utile premessa per tutto il nostro discorso.

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Chi può dare sangue... e chi no!

     E, dunque, avviciniamoci a questa donazione, tanto importante ma tanto temuta, sia pure solo da chi non ci ha mai provato (già, perché puntualmente chi dona per la prima volta, alla fine commenta: “E io che ne avevo paura….,neanche la puntura è veramente dolorosa”). E chiariamo innanzitutto chi può dare sangue e chi no. Ciò dal momento che da un lato ci sono condizioni sia fisiologiche che patologiche (alcune per la protezione del donatore stesso, altre per la salvaguardia del ricevente) che rendono non praticabile la donazione, e dall’altro che alcune limitazioni riguardano determinate abitudini di vita del donatore.

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Fabbisogno e autosufficienza

     Alla luce della preziosità delle sue funzioni e dell’enorme gamma d’impiego del sangue, ovviamente viene subito la domanda:"E con le nostre scorte riusciamo a far fronte a tutte queste necessità?". Diciamo subito di NO, anche se il discorso è molto articolato e complesso e va diversificato per i vari emocomponenti ma soprattutto geograficamente. Come abbiamo già detto, il sangue è un patrimonio comune, è ricchezza per tutti noi, per cui viene quasi spontaneo il parallelismo con il petrolio.

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La donazione di sangue

     Ma vediamo come si sviluppa una DONAZIONE DI SANGUE vera e propria.

     L’atto donazionale è preceduto da 3 preliminari molto importanti. Il primo è la raccolta, dopo la registrazione, dei dati relativi ai trascorsi di salute e alle abitudini di vita del candidato donatore (anamnesi).  L’adeguamento dell’Italia alle norme europee ha reso imperativo il coinvolgimento responsabile del donatore sollecitandone l’etica donazionale fino all’autoesclusione dalla donazione - su apposito particolareggiato modulo da compilare e sottoscrivere- se egli stesso non è sicuro dell’assoluta inesistenza di propri trascorsi patologici e di comportamenti o semplici "esposizioni a rischio”. Secondo preliminare importante è l'esame emocromocitometrico per la valutazione dei valori di emoglobina ed ematocrito (per evitare che la donazione possa nuocere al donatore) dei globuli bianchi (allo scopo di escludere nel sangue raccolto infezioni intercorrenti pericolose per il malato) e delle piastrine (la cui importanza si è vista per la raccolta in aferesi e per escludere problemi della crasi ematica).

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